Smaltimento dei pannelli fotovoltaici : come si fa e quanto costa?
Viviamo in un momento storico in cui riceviamo input e incentivi dalle varie istituzioni per abbandonare l’utilizzo di fonti energetiche fossili a vantaggio di quelle rinnovabili. Con gli obiettivi di decarbonizzazione che l’UE si è posta di raggiungere entro il 2050, complice anche la crisi energetica, siamo continuamente esposti a stimoli che orientano gli Stati e i cittadini all’impiego di nuovi sistemi per ricavare energia “pulita” e “rinnovabile”.
Il fotovoltaico ricopre un ruolo centrale tra le tecnologie che permettono di generare energia, senza inquinare e senza che questa si esaurisca, direttamente da risorse naturali. Ma quando l’impianto arriva a fine vita e deve essere dismesso cosa succede? Come vengono smaltiti i vari moduli che lo compongono? Molti si chiedono che conseguenze porterà l’uso massivo di tali impianti a lungo andare e che impatto avranno sul nostro pianeta quando dovranno essere smaltiti e, soprattutto, i costi che dovranno affrontare i possessori quando se ne dovranno liberare.
La legge classifica i pannelli fotovoltaici dismessi come Rifiuto da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE), quindi al pari di un qualsiasi altro elettrodomestico. Le modalità di smaltimento e i relativi costi dipendono dalle caratteristiche dell’impianto quali: potenza nominale, data dell’installazione e incentivi statali ottenuti.
In base alla potenza nominale viene fatta una distinzione tra impianto domestico e impianto professionale, distinzione che determina indirettamente anche la modalità di smaltimento:
- RAEE fotovoltaici: sono i rifiuti originati da pannelli installati in impianti domestici di potenza nominale inferiore a 10 kW. Per questa categoria di RAEE lo smaltimento deve essere effettuato dal proprietario, presso il Centro di raccolta di riferimento, gratuitamente perché il costo è a carico del produttore.
- RAEE professionali: derivanti da moduli installati in impianti di potenza nominale superiore o uguale a 10 kW definiti appunto “professionali”. In questo caso lo smaltimento è regolato dalla normativa RAEE/2014, che integra la Direttiva Europea del 2012, e individua due diverse modalità di operare a seconda della data di installazione dell’impianto. Se avvenuta prima del 12 aprile 2014 il costo dello smaltimento è a carico del proprietario con la possibilità però di avvalersi del ritiro “Uno Contro Uno” cioè, nel caso in cui si decidesse di acquistare un nuovo impianto, sarà il produttore del nuovo a occuparsi dello smaltimento del vecchio. Per gli impianti installati dopo il 12 aprile 2014 il costo è a carico del produttore. In ogni caso il RAEE va conferito al centro di smaltimento tramite un soggetto autorizzato.
Va fatta una precisazione inerente sia gli impianti domestici che quelli professionali: per ogni modulo fotovoltaico che si acquista è necessario versare l’eco-contributo RAEE (compreso tra i 2 e i 4 euro), una tassa ambientale prevista per tutti gli elettrodomestici al fine di assicurare la corretta gestione dei rifiuti a tutela di un bene prezioso quale è l’ambiente. In Italia il soggetto obbligato a versare questo contributo è il produttore/distributore che solitamente ribalta lo stesso sul consumatore finale al momento dell’acquisto.
Se l’impianto gode di un incentivo statale “Conto Energia”, l’ultimo aggiornamento delle linee guida da seguire per effettuare lo smaltimento è stato emanato dal Ministero della Transizione Ecologica (MITE), tramite il decreto direttoriale 54/2022 del 08/08/2022, con approvazione del documento “Istruzioni operative per la gestione e lo smaltimento dei pannelli fotovoltaici incentivati”. In questo caso interviene anche il GSE, che ha concesso i finanziamenti, il quale durante i primi 10 anni di diritto all’incentivo trattiene delle quote, circa 10 euro per ogni modulo, a garanzia delle operazioni di smaltimento. Tali quote saranno restituite a seguito dell’accertamento dell’avvenuto adempimento degli obblighi previsti.
Quando i moduli giungono presso gli impianti di trattamento gli operatori provvedono a separare le varie componenti. I principali materiali che costituiscono il pannello sono vetro e alluminio entrambi altamente recuperabili e di nuovo commercializzabili, il loro riciclo quindi oltre a dare una nuova vita a tali elementi, evitandone la dispersione nell’ambiente, diventa anche un’occasione di business appetibile per le filiere di riferimento.
Dopo i 25 anni garantiti di produzione a pieno regime i moduli fotovoltaici, anche se vedono il loro rendimento ridotto del 15%, continuano ugualmente a produrre energia e per questo non è detto che l’impianto sia necessariamente da smaltire. La sostituzione andrebbe fatta quando questa porta una reale convenienza economica e cioè nel momento in cui il costo di mantenimento supera il guadagno della produzione.
L’argomento è complesso e sottile per questo è bene affidarsi, in ogni caso, a esperti della materia che sapranno fornire una valutazione tecnica sulla condizione reale dell’impianto e una guida professionale verso la miglior soluzione in base alle proprie esigenze.
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